L’Impact Investing, cioè gli investimenti in aziende che hanno l’obiettivo di realizzare un impatto sociale e/o ambientale misurabile, sta diventando molto popolare e sta soprattutto crescendo il numero di fondi di investimento che lo praticano e il numero di investitori istituzionali che mettono in portafoglio tali fondi. GIIN, principale osservatorio del settore, stima che il mercato dell’impact investing abbia raggiunto i 715 miliardi di dollari nel 2020.
Queste crescente popolarità ha tuttavia l’effetto di creare confusione su che cosa sia in pratica l’Impact Investing: questa difficoltà nasce dal fatto che la misurabilità dell’impatto di ogni azienda è estremamente difficile; molti studi e molte proposte sono state fatte, ma oggettivamente è difficile costruire una metodologia universale che sia valida e condivisa, ragion per cui ciascun operatore tende a sviluppare una propria metodologia pratica.
Il nostro approccio all’impact investing: investire in soluzioni migliori delle attuali
In questo contesto, il nostro approccio all’Impact Investing è quello di investire applicando il concetto di addizionalità: investiamo in modelli innovativi e che affrontano i bisogni sociali e ambientali in un modo migliore rispetto a come sono affrontati dagli attuali modelli pubblici e privati. Per questo cerchiamo di misurare il nostro impatto confrontando i modelli delle aziende in cui abbiamo investito con i modelli esistenti, per valutarne la migliore efficacia per dipendenti, clienti ed esternalità positive sull’intera società.
Questa metodologia non si limita quindi a misurazioni assolute ma ad una comparazione che ci pare più oggettiva e più utile. Il nostro obiettivo è anche quello di far si che queste nuove soluzioni possano influenzare l’intero settore in cui sono applicate, spingendo gli operatori esistenti ad adottarle e a promuovere iniziative simili: Sfera nel settore dell’agricoltura, Santagostino nel settore sanitario, DigitAlly in quello dell’educazione, Erbert nel settore alimentare e Wonderful Italy in quello del turismo sono alcuni esempi di questo approccio, che abbiamo deciso di condividere con voi in occasione della pubblicazione del nostro primo “impact report”.
Luciano Balbo
Lorenzo Allevi