Non basta la “buona volontà” dei CEO che hanno sottoscritto o approvato il documento della Business Roundtable: sono gli azionisti che possono (e dovrebbero) cambiare l’attuale situazione
Il documento della Business Roundtable, firmato da 200 CEO americani, ha suscitato molto interesse e altrettanto scetticismo. Interesse perché è significativo che anche il mondo del business al più alto livello riconosca, implicitamente, che qualcosa non stia funzionando negli attuali meccanismi del capitalismo: un pensiero già espresso da molti economisti, opinion leader, ma soprattutto dai cittadini del mondo occidentale che sono sempre più “arrabbiati e delusi delle loro prospettive socio/economiche”.
Lo scetticismo nasce giustamente dal contenuto del documento, il quale si limita a esprimere un po’ di buone intenzioni, dando un colpo al cerchio (la società) e alla botte (gli azionisti).
Tuttavia, il dibattito sulla buona fede e l’efficacia di questa dichiarazione non centra la vera natura del problema: il fatto che la teoria dello “shareholder value” abbia creato meccanismi operativi (stipendi elevatissimi per i top manager e forti piani di stock option legati al prezzo delle azioni), modus operandi e regole degli investitori istituzionali, le cui scelte privilegiano solo il ritorno finanziario degli azionisti. Non sarà un po’ di buona volontà di alcuni CEO a cambiare la situazione, se non si interviene su questi meccanismi operativi e sulle modalità di scelta degli investimenti da parte degli investitori.
Chi può cambiare la situazione sono solo gli azionisti, non i CEO. Solo gli azionisti, infatti, possono premiare le aziende che hanno comportamenti virtuosi su tutti i temi: sociali, ambientali, comportamentali. Soprattutto, premiando quei modelli di business che producono valore per l’intera società affrontando i problemi reali di quest’ultima: disuguaglianza, educazione, sanità, anziché fornire soluzioni a scapito dei temi ambientali, delle condizioni dei lavoratori, o sfruttando posizioni dominanti per competere.
Gli azionisti possono fare tutto questo senza rinunciare al ritorno finanziario. La liquidità è così elevata che, come ho già più volte sottolineato, sono ormai gli azionisti che creano il valore delle aziende attraverso i loro massicci investimenti: le loro scelte possono quindi contemporaneamente creare valore sociale ed economico. In questo senso, solo attraverso un profondo cambiamento degli attuali sistemi operativi non dovremo affidare il nostro futuro alla buona (?) volontà di un manipolo di CEO.
Luciano Balbo
Presidente di Oltre Venture