Perché gli operatori “addizionalisti” sono il motore del cambiamento economico: il nostro commento all’ultimo report annuale della European Venture Philanthropy Association.
Un mercato frammentato ma con numerosi punti di convergenza. Una sensibilità che matura a tutti i livelli politico e istituzionali. Un cambio di passo iniziato negli ultimi cinque anni e che continua tuttora. Un diverso approccio alle metriche di valutazione e agli strumenti finanziari disponibili. Nuovi attori che entrano in gioco, dai family office agli investitori istituzionali… alle opportunità di investimento create dal lavoro di scouting dei fondi di social impact investing.
Questi, in estrema sintesi, i concetti fondamentali emersi dalla pubblicazione di “15 years of Impact Taking Stock and Looking Ahead” della European Venture Philanthropy Association presentato a L’Aia questo mese. A distanza di 15 anni dalla nascita dell’associazione, fondata tra gli altri da Luciano Balbo (presidente e co-fondatore di Oltre Venture) e che oggi conta oltre 300 membri in tutta Europa, l’ecosistema dell’impact investing ha assunto contorni e ruoli e sempre più definiti, al centro di un ideale “continuum” che va dalla filantropia tradizionale agli investimenti SRI.
La nostra posizione: l’impact investing si riconosce dall’addizionalità della soluzione
Il report di EVPA ha il pregio di aver messo in luce alcuni temi chiave del settore, trattandoli in maniera equanime, ma a nostro avviso è importante sottolineare come alcuni aspetti siano ormai diventati preponderanti rispetto ad altri.
A leggere tra le righe dello stesso report, infatti, emerge quanto sia difficile oggi individuare metriche comuni e condivise per misurare l’impatto sociale, il che rende ancor più difficile definire i confini dell’intero settore. Il concetto dell’impact investing è un concetto estremamente forte e positivo, al punto che sono numerosi i nuovi prodotti “di settore” lanciati in questi ultimi mesi dagli investitori: il rischio, tuttavia, è che il riferimento all’impact investing stia diventando oggi più uno strumento di marketing che non uno strumento per generare realmente impatto sociale.
Come Oltre Venture, riteniamo che la principale caratteristica che ci consente oggi di distinguere l’impact investing da altre forme di finanza “sostenibile” sia il concetto di “addizionalità”: vale a dire investimenti che propongano nuove e migliori soluzioni ai problemi sociali. “Soluzione”, oggi, deve diventare la parola magica del settore rispetto alla misura dell’impatto sociale (impatto che molte aziende già raggiungono in maniera più o meno intenzionale). La bontà della soluzione, infine, può essere misurata solo paragonando quest’ultima alle soluzioni già esistenti.
Solo in questo senso gli operatori “addizionalisti” possono diventare il “motore” dell’intero settore, il cui ruolo è quello di creare aziende e nuovi modelli di business che potranno crescere attraverso l’afflusso di ulteriori capitali da parte di investitori più tradizionali. Il settore è in grande crescita e di questo non possiamo che rallegrarcene, essendone stati tra i primi promotori. Ora la chiarezza del dibattito non può che aiutare a raggiungere questi ambiziosi obiettivi.
Luciano Balbo
Presidente e co-fondatore di Oltre Venture
Lorenzo Allevi
CEO e co-fondatore di Oltre Venture
Immagine di copertina: © European Venture Philanthropy Association